venerdì, gennaio 27, 2006

Ho perso la memoria


27GENNAIO2006L’invito che il nostro Blog fa oggi è quello di pensare a che cosa serve una giornata della memoria.
Ci è sempre stato insegnato che è sacrosanto ricordare, che solo la memoria ci può salvare dal ripetere gli orrori che sono successi non più di cinquant’anni fa. Bene, prendiamo il polso alla situazione italiana.
Credo che in questo periodo siamo arrivati ad un massimo di intolleranza (o è solo una mia impressione). La tv stasera farà finta di niente (su ra1uno in prima serata c’è la famiglia Salemme e su Canale 5 Zelig Circus) sempre senza dimenticarsi di creare allarmismo e terrore, il buon vecchio metodo del controllo sociale grazie alla paura del diverso in stile “studio aperto” (questo si che mi ricorda qualcosa).
Intanto le nostre strade si riempiono ancora di odio. Odio verso gli stranieri, odio verso gli zingari, odio verso i gay (ho ancora un deja vue).
E i comuni si sforzano di istituire scialbe commemorazioni ma sono gli stessi che sgomberano i campi nomadi e le case occupate e riempiono i CPT.
Già perché mentre cerchiamo di ricordare che sono esistiti campi di sterminio e che sono esistiti i loro orrori ci dimentichiamo dei CPT.
I CPT (ironicamente lo stesso acronimo della commissione europea contro la tortura) non sono altro che la definizione più o meno politicamente corretta di CAMPI DI CONCENTRAMENTO in cui rinchiudiamo i nostri fratelli caduti nella maglia crudele della Bossi Fini. Sono luoghi REALI che esistono ADESSO, in cui la gente soffre anche IN QUESTO MOMENTO.
(nella foto tre internati al CPT di Agrigneto)
In ultimo vorrei ricordare che memoria significa anche memoria della resistenza. Perché vittime della persecuzione nazifascista sono stati anche e in buona parte quelli che tentavano di cambiare le cose. Ma anche in questo caso la memoria è distorta. Nel clima di revisione storica che tenta di equiparare i morti partigiani con quelli fascisti e nel ridicolo maccartismo di Berlusconi anche l’antifascismo diventa quasi una colpa e non un valore repubblicano (come invece la nostra Costituzione ricorda chiaramente).
Le cose di cui parlare sarebbero tante e forse ho fatto solo retorica e caos. L’invito però è quello di trovare noi una memoria da rispettare sempre tenendo un occhio a quello che accade in questo momento. Forse allora ricordare ha davvero ancora un senso.

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