25/12Buon Natale! Stamattina si parte per Gatumba, il centro nutrizionale del GVC dove lavora Angela. L’atmosfera natalizia acquista qui un significato vero e profondo, assolutamente toccante. Il Nunzio apostolico celebra la messa in Kirundi, mentre i degenti del centro, donne e bambini malnutriti e sieropositivi, siedono sulle stuoie della sala più grande e cantano e pregano. Da un lato sta la tribuna dei bianchi: tutti gli espatriati del GVC e qualche autorità dell’ONU e della cooperazione inglese. Non riesco a seguire la celebrazione, ma sento quello spirito natalizio di cui si fa un gran parlare. Alla fine il responsabile locale del centro fa un discorso un po’ imbarazzato di ringraziamento e si distribuiscono i regali ai bambini (due pacchetti di biscotti, caramelle ed un giochino) ed alle donne sieropositive (una maglietta, sapone, spazzolino e dentifricio). Dopo un’oretta siamo seduti a tavola, ospiti di Salvatore. Dopo un pranzo natalizio lauto ed inconsueto, almeno per un tradizionalista parmigiano, c’è il classico scambio dei doni. Ho ricevuto una splendida bambolina di colore e un libro di preghiere Bahai, la fede di Francesca. Per chiudere alla grande fulminiamo il panettone che avevo portato dall’Italia, deliziandoci di questo ricordo.
26/12 A S. Stefano si lavora. La colazione di lavoro al Novotel, uno degli alberghi più in vista della capitale, mi ha fatto svegliare con un sapore di pain au chocolat, il mio dolce francese preferito, ma presto la giornata ha preso un’altra piega. Le difficoltà nel fare anche solo un passo in avanti, mi gettano addosso sconforto come sabbia negli occhi. Sono un po’ scoraggiato, ma non smetterò di crederci. Attraverso lento questo pomeriggio di “down”.
27/12 Ritorniamo a camminare. Francesca è riuscita ad organizzare un camion per Kirundo: dopo una mattinata di fatica parte carico di materassi per gli ospedali del nord del paese e con 800 litri di benzina per i generatori.
Stasera Antonio ci ha invitato a cena: è l’occasione giusta per conoscere un altro po’ di normalità burundese e per continuare il programma di vita cittadina di Francesca. Abita in un tranquillo quartiere proprio a fianco di un bar. Mangiamo un delizioso spiedino di lingua di mucca: la carne qui è un lusso per la popolazione, ma che trovi in ogni ristorante e ad ogni invito, quasi offenderesti a non accettare questo piatto
28/12 Cambiare 100 euro in franchi burundesi può essere l’operazione più facile del mondo o una vera odissea: questione di principio. La prima opzione ti porta a passare semplicemente per il centro ed accettare l’offerta al mercato nero. Il cambio risulta sicuramente vantaggioso, nessuna spesa per la transizione, servizio rapido e libera concorrenza tra questi loschi personaggi agli angoli delle strade. La seconda opzione tesa a rompere il circolo dell’illegalità, per quanto poi le banche commettano reati ben peggiori, prevede il passaggio in 3 diverse filiali: una non fa servizio di cambio, l’altra non accetta la banconota, peraltro proveniente da quella stessa banca, con la motivazione che non le è poi possibile rimetterla in circuito poiché nessuno al mercato nero la prenderebbe; infine nell’ultima, pagando ovviamente una commissione ed accettando un cambio inferiore, dopo una semplice coda di 30 minuti il gioco è fatto. In tutto questo passiamo come scemi agli occhi dei burundesi che proprio non capiscono cosa ci sia in fondo di male ad andare la mercato nero.
Stasera si cena da noi: raccogliendo un po’ i contatti dei primi giorni e per festeggiare l’arrivo di Angela e la partenza per le vacanze di E., invitiamo F. dell’Onu e la sua compagna haitiana, M., libanese dal cuore d’oro, e F., psicologa svizzere di MSF. Qui i nomi degli espatriati, dei bianchi insomma, sono sempre accompagnati dalla sigla dell’organismo o associazione per cui lavorano. Io, ad esempio, sono Davide GVC. I cognomi sono troppo complessi da ricordare e non forniscono indicazioni su tuo ruolo qui in Burundi.
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1 commento:
Sempre interessantissimo e scritto molto bene!
Per quanto riguarda il cambio nero, sono spesso le stesse banche a sovvenzionare questo mercato guadagnando comunque sull'immissione nel mercato di valuta. Girando mi è capitato di fare un cambio nero addirittura all'interno di una filiale protetto dalla guardia e ho incontrato spesso all'interno di banche africane gli stessi "loschi" cambiavalute.
Ciao e continua così!
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