
26/12 A S. Stefano si lavora. La colazione di lavoro al Novotel, uno degli alberghi più in vista della capitale, mi ha fatto svegliare con un sapore di pain au chocolat, il mio dolce francese preferito, ma presto la giornata ha preso un’altra piega. Le difficoltà nel fare anche solo un passo in avanti, mi gettano addosso sconforto come sabbia negli occhi. Sono un po’ scoraggiato, ma non smetterò di crederci. Attraverso lento questo pomeriggio di “down”.
27/12 Ritorniamo a camminare. Francesca è riuscita ad organizzare un camion per Kirundo: dopo una mattinata di fatica parte carico di materassi per gli ospedali del nord del paese e con 800 litri di benzina per i generatori.
Stasera Antonio ci ha invitato a cena: è l’occasione giusta per conoscere un altro po’ di normalità burundese e per continuare il programma di vita cittadina di Francesca. Abita in un tranquillo quartiere proprio a fianco di un bar. Mangiamo un delizioso spiedino di lingua di mucca: la carne qui è un lusso per la popolazione, ma che trovi in ogni ristorante e ad ogni invito, quasi offenderesti a non accettare questo piatto

28/12 Cambiare 100 euro in franchi burundesi può essere l’operazione più facile del mondo o una vera odissea: questione di principio. La prima opzione ti porta a passare semplicemente per il centro ed accettare l’offerta al mercato nero. Il cambio risulta sicuramente vantaggioso, nessuna spesa per la transizione, servizio rapido e libera concorrenza tra questi loschi personaggi agli angoli delle strade. La seconda opzione tesa a rompere il circolo dell’illegalità, per quanto poi le banche commettano reati ben peggiori, prevede il passaggio in 3 diverse filiali: una non fa servizio di cambio, l’altra non accetta la banconota, peraltro proveniente da quella stessa banca, con la motivazione che non le è poi possibile rimetterla in circuito poiché nessuno al mercato nero la prenderebbe; infine nell’ultima, pagando ovviamente una commissione ed accettando un cambio inferiore, dopo una semplice coda di 30 minuti il gioco è fatto. In tutto questo passiamo come scemi agli occhi dei burundesi che proprio non capiscono cosa ci sia in fondo di male ad andare la mercato nero.
Stasera si cena da noi: raccogliendo un po’ i contatti dei primi giorni e per festeggiare l’arrivo di Angela e la partenza per le vacanze di E., invitiamo F. dell’Onu e la sua compagna haitiana, M., libanese dal cuore d’oro, e F., psicologa svizzere di MSF. Qui i nomi degli espatriati, dei bianchi insomma, sono sempre accompagnati dalla sigla dell’organismo o associazione per cui lavorano. Io, ad esempio, sono Davide GVC. I cognomi sono troppo complessi da ricordare e non forniscono indicazioni su tuo ruolo qui in Burundi.
1 commento:
Sempre interessantissimo e scritto molto bene!
Per quanto riguarda il cambio nero, sono spesso le stesse banche a sovvenzionare questo mercato guadagnando comunque sull'immissione nel mercato di valuta. Girando mi è capitato di fare un cambio nero addirittura all'interno di una filiale protetto dalla guardia e ho incontrato spesso all'interno di banche africane gli stessi "loschi" cambiavalute.
Ciao e continua così!
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