lunedì, gennaio 16, 2006
Burundi:Arrivano i farmaci!
22/12 Quando sono costretto al lavoro in ufficio per alcuni giorni mi accade di perdermi nelle pieghe delle formalità da sbrigare, mentre le visite ai centri riportano la cruda realtà davanti agli occhi, motivandomi all’efficienza, ma facendomi assaporare un senso di impotenza. A Gatumba si muore di Aids con un ritmo divenuto insostenibile. Spero che presto si possa attivare il nostro progetto per cominciare a prendersi carico delle vittime di quest’epidemia.
Solitamente alle cinque del pomeriggio termina l’orario di lavoro, in modo da poter rientrare prima che cali l’oscurità, canonicamente alle 18 in punto. Oggi però il capo missione ci blocca sulla porta per un’emergenza. Siamo felici di questo straordinario, poiché non si tratta di nulla di grave, al contrario sono arrivate buone notizie. Sono sbarcati i farmaci. Il container bloccato da troppo tempo alla dogana dell’aeroporto ha avuto il via libera. Per ritirare 13 tonnellate di farmaci i nostri due camion non bastano. Partono cosi tutti i fuoristrada disponibili. Dopo circa una mezz’oretta rientra il convoglio del GVC con grande soddisfazione di tutti: il sorriso illumina il viso del coordinatore medico congolese. Antonio, farmacista, è appena ritornato dal suo viaggio di nozze in Italia: non ha avuto nemmeno il tempo di riprendersi dalla fatica del lungo volo che lo aspetta l’inventario del magazzino ora stipato di scatoloni. L’ingresso nel cortile dei camion e dei pick-up caricati alla rinfusa di farmaci negli ultimi raggi di sole del tramonto sono stati la nostra cavalcata delle Walkirie.
24/12 È la vigilia di Natale. Francesca è scesa dal nord del paese dove vive e lavora per passare qui in città le feste. Per farle riprendere il contatto con un po’ di vita cittadina l’accompagno a far spese. Tuttavia scopriamo presto che dobbiamo smetterla di uscire insieme per fare acquisti. Siamo infatti vittime della distanza culturale che separa un mercato africano da un supermercato nostrano. Qui tutto si contratta sino allo sfinimento. Ci siamo quindi accordati per alternarci nei ruoli del poliziotto buono ed in quello cattivo, ma non caviamo un ragno dal buco. Continuiamo a pagare le merci il doppio del loro valore, e per di più senza accorgercene. In ogni caso al cambio non abbiamo poi sputtanato granché. Anzi siamo molto contenti: abbiamo persino trovato una carissima confezione di mascarpone. Ci siamo allora concessi il lusso natalizio di preparare il tiramisú. A pensarci ho ancora l’acquolina.
Il nostro cuoco nel frattempo se ne è andato. Il responsabile del personale allora ha trovato qualcun altro in sostituzione: si trattava solo di pochi giorni sino all’arrivo di Angela e del mitico cuoco del GVC, mago dei fornelli. Nel frattempo avremmo potuto darci alla cucina, attività per me molto rilassante. Invece ecco subito un cuoco, piuttosto bravo, che per guadagnare qualcosa si è offerto a giornata. Queste situazioni mi imbarazzano e mi interrogano. Certo è una gran comodità trovare il pranzo pronto, e che pietanze poi, ma mentre mi dico che in questo modo almeno offriamo un lavoro, pagare qualcuno a giornata mi riporta nel piatto l’amarezza e l’incertezza dell’instabilità economica di questo paese.
Questi pensieri si dissolvono nella preparazione di quest’assolato Natale. L’arrivo di Angela qui da noi, come per ogni zia che si rispetti, ha portato un’aria di casa molto gradita. L’atmosfera trasandata da appartamento di studenti che quest’abitazione trasudava quando vi abitavo solo con E. lascia ogni giorno più spazio al calore del tocco femminile dell’arredo e dell’ordine. E con Angela è arrivato il Natale: festoni, presepe e lucine. Come in ogni Natale che si rispetti quest’ultime si ritrovano ingarbugliate in un nodo senza fine, e su questo problema passiamo il pomeriggio. Prendo una breve pausa per telefonare a Davidone, in Italia, e fargli gli auguri dall’altro capo del mondo. Telefono dalla veranda e noto nel giardino un ragazzino di circa dieci anni. Scopro che è parente di uno dei guardiani e che viene qui per una visita alla gamba sinistra, semiparalizzata. Passerà forse la vigilia qui da noi, ma sempre di fuori, con questa linea invisibile che continua a separarci dalla gioia della condivisione.
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