venerdì, gennaio 27, 2006
OLOCAUSTI: Il Porrajmos
Se Shoah, il termine ebraico per Olocausto, è una parola entrata nell'uso comune nessuno conosce la parola Porrajmos (anche io ne ho letto per la prima volta oggi). Porrajmos (alla lettera "divoramento") è il termine che i Rom usano per designare la loro personale odissea nei campi di sterminio. Uno sterminio sistematico quasi al pari di quello ebraico e di cui è difficile recuperare la storia perchè i suoi protagonisti non erano registrati in nessuno stato proprio perchè nomadi per cultura e tradizione.
Il venerdì di Repubblica pubblica oggi alcune pagine su un'altro degli Olocausti dimenticati. Per fortuna sulla rete il materiale informativo non manca: vi invito a cercarlo e a discuterne con chi volete.
ad esempio questa è l'introduzione di una tesi sul Porrajmos:
"Il rigetto e l’indifferenza consumatisi a livello sociale hanno permesso che anche la storia tacesse, che il massacro del Porrajmos (divoramento; il termine ròmani si riferisce al genocidio - circa mezzo milione di morti - avvenuto nel corso della seconda guerra mondiale) del popolo rom potesse essere considerato un capitolo di scarsa rilevanza della Shoà. Assistiamo al classico silenzio assordante, durante lo svolgersi delle ‘giornate della memoria’ sono sempre essi gli assenti. A differenza degli altri gruppi colpiti, per le genti zingare non c’è stato riscatto; nonostante abbiano subito una persecuzione di tipo razziale, solo pochi decenni fa sono stati riconosciuti loro dalla Germania i diritti al risarcimento."
http://www.tesionline.it/default/tesi.asp?idt=9936
OLOCAUSTI: Triangoli rosa
I triangoli rosa sono tra le tante vittime dimenticate (o quasi) del nazifascismo. Pochi sanno in fatti che sono circa 7000 gli internati omosessuali (o etichettati come tali) morti nei lager. La mortalità dei triangoli rosa era tra le più alte anche perché si subiva una forte discriminazione anche tra gli stessi prigionieri. Molti furono inoltre sottoposti a crudeli esperimenti (ad esempio iniezione di ormoni di cavallo o castrazione). Ultima umiliazione il fatto che con l’arrivo degli alleati e la liberazione dei campi di prigionia i deportati con il triangolo rosa non vennero liberati ma trasportati nelle prigioni della repubblica federale tedesca come criminali comuni in base al paragrafo 151 del codice penale che rendeva reato ogni rapporto con persone dello stesso sesso. Nessun triangolo rosa ha ricevuto alcun risarcimento.
In Italia la situazione non era diversa anche perché inserita nel clima di propaganda fascista che proponeva l’ideale del virile maschio italiano come razza perfetta. Tuttavia l’accusa di omosessualità fu spesso usata dagli uomini del regime per eliminare gli oppositori più scomodi in base ad illazioni e a pettegolezzi.
Solo negli ultimi anni la memoria dei triangoli rosa è tornata a galla e non senza rimostranze da parte del mondo della cultura per bene, quasi che la memoria sia un premio che ricevono solo alcuni meritevoli tanto che solo da qualche anno si comincia a parlare di Omocausto (espressione per altro discutibile).
Tanto per fare un esmpio. Il 27 gennaio 2005 è stata scoperta una targa in memoria dei triangoli rosa presso la Risiera di San Sabba, il più grande lager italiano, ed ha riscosso un grande successo di pubblico sensibile ed intelligente, non quanto i mezzi di informazione che hanno praticamente ignorato l’avvenimento (persino la “libera” raitre non ne ha fatto menzione”).
Questa memoria è tanto più importante se pensiamo che ancora pochi ne riconoscono la legittimità e che trova le sue radici drammatiche in pregiudizi ancora largamente diffusi. Tra Oggi e domani fortunatamente ci sono alcune interessante iniziative sulla memoria dimenticata vedere ai link:
http://www.canovella.it/Documenti/Omosessualità/TriesteTriangoliRosa.htm
per chi inoltre vuole approfondire il tema:
http://www.olokaustos.org/guida/index.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Triangolo_rosa
Ho perso la memoria
27GENNAIO2006L’invito che il nostro Blog fa oggi è quello di pensare a che cosa serve una giornata della memoria.
Ci è sempre stato insegnato che è sacrosanto ricordare, che solo la memoria ci può salvare dal ripetere gli orrori che sono successi non più di cinquant’anni fa. Bene, prendiamo il polso alla situazione italiana.
Credo che in questo periodo siamo arrivati ad un massimo di intolleranza (o è solo una mia impressione). La tv stasera farà finta di niente (su ra1uno in prima serata c’è la famiglia Salemme e su Canale 5 Zelig Circus) sempre senza dimenticarsi di creare allarmismo e terrore, il buon vecchio metodo del controllo sociale grazie alla paura del diverso in stile “studio aperto” (questo si che mi ricorda qualcosa).
Intanto le nostre strade si riempiono ancora di odio. Odio verso gli stranieri, odio verso gli zingari, odio verso i gay (ho ancora un deja vue).
E i comuni si sforzano di istituire scialbe commemorazioni ma sono gli stessi che sgomberano i campi nomadi e le case occupate e riempiono i CPT.
Già perché mentre cerchiamo di ricordare che sono esistiti campi di sterminio e che sono esistiti i loro orrori ci dimentichiamo dei CPT.
I CPT (ironicamente lo stesso acronimo della commissione europea contro la tortura) non sono altro che la definizione più o meno politicamente corretta di CAMPI DI CONCENTRAMENTO in cui rinchiudiamo i nostri fratelli caduti nella maglia crudele della Bossi Fini. Sono luoghi REALI che esistono ADESSO, in cui la gente soffre anche IN QUESTO MOMENTO.
(nella foto tre internati al CPT di Agrigneto)
In ultimo vorrei ricordare che memoria significa anche memoria della resistenza. Perché vittime della persecuzione nazifascista sono stati anche e in buona parte quelli che tentavano di cambiare le cose. Ma anche in questo caso la memoria è distorta. Nel clima di revisione storica che tenta di equiparare i morti partigiani con quelli fascisti e nel ridicolo maccartismo di Berlusconi anche l’antifascismo diventa quasi una colpa e non un valore repubblicano (come invece la nostra Costituzione ricorda chiaramente).
Le cose di cui parlare sarebbero tante e forse ho fatto solo retorica e caos. L’invito però è quello di trovare noi una memoria da rispettare sempre tenendo un occhio a quello che accade in questo momento. Forse allora ricordare ha davvero ancora un senso.
mercoledì, gennaio 25, 2006
Joe's al Bloody Sunday
Anche quest'anno una delegazione del Joe's partirà alla volta dell'Irlanda per partecipare domenica al bloody sunday memorial a Derry...un grande saluto e come al solito non dimentichiamo!
http://larkspirit.com/bloodysunday/
Scozia: bloody sunday memorial, unionisti contestano la parata e fanno il saluto romano
by Bobby Sands Saturday, Jan. 21, 2006 at 11:04 PM
A Glasgow in Scozia c'è stata la parata per commemorare le vittime della "bloody sunday", quando i parà inglesi uccisero decine di manifestanti irlandesi che partecipavano ad una manifestazione pacifica. La parata che ha visto la presenza di bandiere irlandesi e messaggi che condannavano la strage è stata contestata da un nutrito gruppo di unionisti ed estremisti di destra che sventolando bandiere britanniche hanno urlato ai manifestanti "terroristi" e fatto più volte il saluto romano
Telefona gratis!
Ieri gironzolando su internet mi è capitato di leggere un commento ad un post di Beppe Grillo che parlava di un certo Voipstunt funziona come Skype ma c'è di più....si possono effettuare telefonate GRATUITE verso tutti i numeri fissi!....provare per credere....io l'ho provato e funziona...www.voipstunt.com...
venerdì, gennaio 20, 2006
Burundi:Davide GVC
25/12Buon Natale! Stamattina si parte per Gatumba, il centro nutrizionale del GVC dove lavora Angela. L’atmosfera natalizia acquista qui un significato vero e profondo, assolutamente toccante. Il Nunzio apostolico celebra la messa in Kirundi, mentre i degenti del centro, donne e bambini malnutriti e sieropositivi, siedono sulle stuoie della sala più grande e cantano e pregano. Da un lato sta la tribuna dei bianchi: tutti gli espatriati del GVC e qualche autorità dell’ONU e della cooperazione inglese. Non riesco a seguire la celebrazione, ma sento quello spirito natalizio di cui si fa un gran parlare. Alla fine il responsabile locale del centro fa un discorso un po’ imbarazzato di ringraziamento e si distribuiscono i regali ai bambini (due pacchetti di biscotti, caramelle ed un giochino) ed alle donne sieropositive (una maglietta, sapone, spazzolino e dentifricio). Dopo un’oretta siamo seduti a tavola, ospiti di Salvatore. Dopo un pranzo natalizio lauto ed inconsueto, almeno per un tradizionalista parmigiano, c’è il classico scambio dei doni. Ho ricevuto una splendida bambolina di colore e un libro di preghiere Bahai, la fede di Francesca. Per chiudere alla grande fulminiamo il panettone che avevo portato dall’Italia, deliziandoci di questo ricordo.
26/12 A S. Stefano si lavora. La colazione di lavoro al Novotel, uno degli alberghi più in vista della capitale, mi ha fatto svegliare con un sapore di pain au chocolat, il mio dolce francese preferito, ma presto la giornata ha preso un’altra piega. Le difficoltà nel fare anche solo un passo in avanti, mi gettano addosso sconforto come sabbia negli occhi. Sono un po’ scoraggiato, ma non smetterò di crederci. Attraverso lento questo pomeriggio di “down”.
27/12 Ritorniamo a camminare. Francesca è riuscita ad organizzare un camion per Kirundo: dopo una mattinata di fatica parte carico di materassi per gli ospedali del nord del paese e con 800 litri di benzina per i generatori.
Stasera Antonio ci ha invitato a cena: è l’occasione giusta per conoscere un altro po’ di normalità burundese e per continuare il programma di vita cittadina di Francesca. Abita in un tranquillo quartiere proprio a fianco di un bar. Mangiamo un delizioso spiedino di lingua di mucca: la carne qui è un lusso per la popolazione, ma che trovi in ogni ristorante e ad ogni invito, quasi offenderesti a non accettare questo piatto
28/12 Cambiare 100 euro in franchi burundesi può essere l’operazione più facile del mondo o una vera odissea: questione di principio. La prima opzione ti porta a passare semplicemente per il centro ed accettare l’offerta al mercato nero. Il cambio risulta sicuramente vantaggioso, nessuna spesa per la transizione, servizio rapido e libera concorrenza tra questi loschi personaggi agli angoli delle strade. La seconda opzione tesa a rompere il circolo dell’illegalità, per quanto poi le banche commettano reati ben peggiori, prevede il passaggio in 3 diverse filiali: una non fa servizio di cambio, l’altra non accetta la banconota, peraltro proveniente da quella stessa banca, con la motivazione che non le è poi possibile rimetterla in circuito poiché nessuno al mercato nero la prenderebbe; infine nell’ultima, pagando ovviamente una commissione ed accettando un cambio inferiore, dopo una semplice coda di 30 minuti il gioco è fatto. In tutto questo passiamo come scemi agli occhi dei burundesi che proprio non capiscono cosa ci sia in fondo di male ad andare la mercato nero.
Stasera si cena da noi: raccogliendo un po’ i contatti dei primi giorni e per festeggiare l’arrivo di Angela e la partenza per le vacanze di E., invitiamo F. dell’Onu e la sua compagna haitiana, M., libanese dal cuore d’oro, e F., psicologa svizzere di MSF. Qui i nomi degli espatriati, dei bianchi insomma, sono sempre accompagnati dalla sigla dell’organismo o associazione per cui lavorano. Io, ad esempio, sono Davide GVC. I cognomi sono troppo complessi da ricordare e non forniscono indicazioni su tuo ruolo qui in Burundi.
26/12 A S. Stefano si lavora. La colazione di lavoro al Novotel, uno degli alberghi più in vista della capitale, mi ha fatto svegliare con un sapore di pain au chocolat, il mio dolce francese preferito, ma presto la giornata ha preso un’altra piega. Le difficoltà nel fare anche solo un passo in avanti, mi gettano addosso sconforto come sabbia negli occhi. Sono un po’ scoraggiato, ma non smetterò di crederci. Attraverso lento questo pomeriggio di “down”.
27/12 Ritorniamo a camminare. Francesca è riuscita ad organizzare un camion per Kirundo: dopo una mattinata di fatica parte carico di materassi per gli ospedali del nord del paese e con 800 litri di benzina per i generatori.
Stasera Antonio ci ha invitato a cena: è l’occasione giusta per conoscere un altro po’ di normalità burundese e per continuare il programma di vita cittadina di Francesca. Abita in un tranquillo quartiere proprio a fianco di un bar. Mangiamo un delizioso spiedino di lingua di mucca: la carne qui è un lusso per la popolazione, ma che trovi in ogni ristorante e ad ogni invito, quasi offenderesti a non accettare questo piatto
28/12 Cambiare 100 euro in franchi burundesi può essere l’operazione più facile del mondo o una vera odissea: questione di principio. La prima opzione ti porta a passare semplicemente per il centro ed accettare l’offerta al mercato nero. Il cambio risulta sicuramente vantaggioso, nessuna spesa per la transizione, servizio rapido e libera concorrenza tra questi loschi personaggi agli angoli delle strade. La seconda opzione tesa a rompere il circolo dell’illegalità, per quanto poi le banche commettano reati ben peggiori, prevede il passaggio in 3 diverse filiali: una non fa servizio di cambio, l’altra non accetta la banconota, peraltro proveniente da quella stessa banca, con la motivazione che non le è poi possibile rimetterla in circuito poiché nessuno al mercato nero la prenderebbe; infine nell’ultima, pagando ovviamente una commissione ed accettando un cambio inferiore, dopo una semplice coda di 30 minuti il gioco è fatto. In tutto questo passiamo come scemi agli occhi dei burundesi che proprio non capiscono cosa ci sia in fondo di male ad andare la mercato nero.
Stasera si cena da noi: raccogliendo un po’ i contatti dei primi giorni e per festeggiare l’arrivo di Angela e la partenza per le vacanze di E., invitiamo F. dell’Onu e la sua compagna haitiana, M., libanese dal cuore d’oro, e F., psicologa svizzere di MSF. Qui i nomi degli espatriati, dei bianchi insomma, sono sempre accompagnati dalla sigla dell’organismo o associazione per cui lavorano. Io, ad esempio, sono Davide GVC. I cognomi sono troppo complessi da ricordare e non forniscono indicazioni su tuo ruolo qui in Burundi.
Stefano Vergani "non studio"
Torna all'attacco la Lela del "non studio" con le fantastiche foto della serata di Stefano Vergani e Orchestrina Pontiroli che come alcuni di voi potranno forse ricordare è finita al bancone con stefano alla chitarra che intonava con i suoi ragazzi le "migliori" canzoni italiane di tutti i tempi!...grazie soprattutto per quel leggero mal di testa del giorno dopo ma insomma causato da qualche brindisi di troppo...comunque ricordiamo che stefano vergani sara ancora con noi giovedi 2 febbraio "accompagnato" da Lorenzo Monguzzi (voce dei Mercanti di Liquore) e Diego Potron...no comment!
giovedì, gennaio 19, 2006
MCR al Joe's!
Dopo la fantastica serata di ieri con Marco continuano i grandi appuntamenti del Joe's con Betty Vezzani e LUCA GABI GIACOMETTI!!!!!!!!!!!!!!!!
Mi raccomando tessera arci alla mano e ingresso gratuito come sempre
ciao vado!!!!!!!!!!
Mi raccomando tessera arci alla mano e ingresso gratuito come sempre
ciao vado!!!!!!!!!!
mercoledì, gennaio 18, 2006
Stasera Marco Travaglio al Joe's
E' arrivato il grande giorno, per la terza volta torna al Joe's un grande giornalista Marco Travaglio per presentare il suo nuovo libro "Inciucio". Per l'occasione un'intervistatore d'eccezione Gianmarco Bachi di Radio Popolare il tutto naturalmente ad ingresso gratuito con tessera arci.
ci vediamo stasera!
lunedì, gennaio 16, 2006
Burundi:Arrivano i farmaci!
22/12 Quando sono costretto al lavoro in ufficio per alcuni giorni mi accade di perdermi nelle pieghe delle formalità da sbrigare, mentre le visite ai centri riportano la cruda realtà davanti agli occhi, motivandomi all’efficienza, ma facendomi assaporare un senso di impotenza. A Gatumba si muore di Aids con un ritmo divenuto insostenibile. Spero che presto si possa attivare il nostro progetto per cominciare a prendersi carico delle vittime di quest’epidemia.
Solitamente alle cinque del pomeriggio termina l’orario di lavoro, in modo da poter rientrare prima che cali l’oscurità, canonicamente alle 18 in punto. Oggi però il capo missione ci blocca sulla porta per un’emergenza. Siamo felici di questo straordinario, poiché non si tratta di nulla di grave, al contrario sono arrivate buone notizie. Sono sbarcati i farmaci. Il container bloccato da troppo tempo alla dogana dell’aeroporto ha avuto il via libera. Per ritirare 13 tonnellate di farmaci i nostri due camion non bastano. Partono cosi tutti i fuoristrada disponibili. Dopo circa una mezz’oretta rientra il convoglio del GVC con grande soddisfazione di tutti: il sorriso illumina il viso del coordinatore medico congolese. Antonio, farmacista, è appena ritornato dal suo viaggio di nozze in Italia: non ha avuto nemmeno il tempo di riprendersi dalla fatica del lungo volo che lo aspetta l’inventario del magazzino ora stipato di scatoloni. L’ingresso nel cortile dei camion e dei pick-up caricati alla rinfusa di farmaci negli ultimi raggi di sole del tramonto sono stati la nostra cavalcata delle Walkirie.
24/12 È la vigilia di Natale. Francesca è scesa dal nord del paese dove vive e lavora per passare qui in città le feste. Per farle riprendere il contatto con un po’ di vita cittadina l’accompagno a far spese. Tuttavia scopriamo presto che dobbiamo smetterla di uscire insieme per fare acquisti. Siamo infatti vittime della distanza culturale che separa un mercato africano da un supermercato nostrano. Qui tutto si contratta sino allo sfinimento. Ci siamo quindi accordati per alternarci nei ruoli del poliziotto buono ed in quello cattivo, ma non caviamo un ragno dal buco. Continuiamo a pagare le merci il doppio del loro valore, e per di più senza accorgercene. In ogni caso al cambio non abbiamo poi sputtanato granché. Anzi siamo molto contenti: abbiamo persino trovato una carissima confezione di mascarpone. Ci siamo allora concessi il lusso natalizio di preparare il tiramisú. A pensarci ho ancora l’acquolina.
Il nostro cuoco nel frattempo se ne è andato. Il responsabile del personale allora ha trovato qualcun altro in sostituzione: si trattava solo di pochi giorni sino all’arrivo di Angela e del mitico cuoco del GVC, mago dei fornelli. Nel frattempo avremmo potuto darci alla cucina, attività per me molto rilassante. Invece ecco subito un cuoco, piuttosto bravo, che per guadagnare qualcosa si è offerto a giornata. Queste situazioni mi imbarazzano e mi interrogano. Certo è una gran comodità trovare il pranzo pronto, e che pietanze poi, ma mentre mi dico che in questo modo almeno offriamo un lavoro, pagare qualcuno a giornata mi riporta nel piatto l’amarezza e l’incertezza dell’instabilità economica di questo paese.
Questi pensieri si dissolvono nella preparazione di quest’assolato Natale. L’arrivo di Angela qui da noi, come per ogni zia che si rispetti, ha portato un’aria di casa molto gradita. L’atmosfera trasandata da appartamento di studenti che quest’abitazione trasudava quando vi abitavo solo con E. lascia ogni giorno più spazio al calore del tocco femminile dell’arredo e dell’ordine. E con Angela è arrivato il Natale: festoni, presepe e lucine. Come in ogni Natale che si rispetti quest’ultime si ritrovano ingarbugliate in un nodo senza fine, e su questo problema passiamo il pomeriggio. Prendo una breve pausa per telefonare a Davidone, in Italia, e fargli gli auguri dall’altro capo del mondo. Telefono dalla veranda e noto nel giardino un ragazzino di circa dieci anni. Scopro che è parente di uno dei guardiani e che viene qui per una visita alla gamba sinistra, semiparalizzata. Passerà forse la vigilia qui da noi, ma sempre di fuori, con questa linea invisibile che continua a separarci dalla gioia della condivisione.
meditate gente....slow down week!!
not on my body
Oltre duecentomila invadono Milano. Il femminismo torna, vince e avverte il palazzo
Le streghe son tornate, sono “uscite dal silenzio” (come diceva lo striscione che apriva il corteo di ieri) e non sembrano disposte a tornarci. Una prova di forza ragionevole e festosa di 250mila (forse più) donne, in stragrande maggioranza, che ha riempito il 2006 di libertà e autodeterminazione. Come una liberazione, come una promessa. Che fosse un appuntamento da non mancare era chiaro a tante, ma così grande nessuna se l’aspettava. E ora i conti si devono fare con loro.
tutto l'articolo su
www.liberazione.it/notizia.asp?id=3840
sabato, gennaio 14, 2006
Stefano Vergani e Orchestrina Pontiroli
Burundi: Progetto Viol
20/12 Eccomi di nuovo ad aggrapparmi al tentativo di lasciare una traccia o piuttosto a rimettere in ordine pensieri e sensazioni. Ma il mio scrivere, debbo ammetterlo, è contaminato dalla presenza di quei lettori che passano per la sala virtuale del Joe’s. Avverto un leggero imbarazzo nell’aprire questi semplici bit allo sguardo incuriosito o annoiato di chi non conosco. Eppure, sebbene l’idea di essere letto stuzzichi il mio frustrato bisogno d’approvazione facendomene vergognare, ne sento fisicamente il bisogno, forse per assegnare un significato agli eventi, una direzione, una parvenza di percorso a questo apparente vagare. - Uno sparo fuori dalla finestra -
Mi diverte lo straniamento che provoca l’accorgersi delle dinamiche della vita di sempre svolgersi in questo contesto fuori tempo; in questo Natale assolato invidio la neve che entrerà oggi nelle vostre scarpe e mi perdo inseguendo le memorie destate dall’ascolto del buon Guccini, e, con un rumore di mare che mi ricorda i sapori dei giorni passati a Sestri, dall’immortale De Andrè. In fondo pure qui la vita è uguale a se stessa; sotto nuove spoglie si rincorrono amori, paure e desideri e la vita, pur schiacciata dal peso dell’urgenza del bisogno, si snoda lungo il tempo, seguendo un diverso ritmare.
21/12 Stamani ho fissato un appuntamento con C. dell’Unicef per fare il punto della situazione sul progetto Viol. Si tratta di un programma messo in moto dalle Nazioni Unite per arginare il fenomeno delle violenze sessuali che ha assunto proporzioni indicibili durante la crisi, come chiamano qui gli ultimi dieci anni di guerra. Questa terribile esperienza ha lasciato ferite non rimarginate che ardono come brace sotto la cenere del cambiamento. Sono convinto che il passaggio attraverso quei terribili momenti abbia segnato non solo quegli anni non ancora “passato”, ma continui a gettare la sua ombra sul “presente”, facendo barcollare la speranza di un “futuro”. Fenomeni sociali violenti che durano a lungo trasformano non solo la storia, ma dinamiche profonde. Ciò che Jung chiama “inconscio collettivo”, ovvero il funzionamento tipico di una nazione, la psiche di un intero gruppo sociale, la gestalt o l’insieme di quei processi che prendono forma nei luoghi comuni, viene stravolto dal perdurare di dinamiche di violenza. Credo che un caso conosciuto che possa aiutarmi a spiegare questo concetto è il confronto arabo-israeliano in Palestina. Le problematiche che hanno generato il conflitto iniziale si sono solidificate e su questi tumori è cresciuto il corpo sociale, su queste basi si è andata costruendo l’identità delle nuove generazioni nate e cresciute in un contesto di aperto contrasto armato; un’identità che emerge solo in relazione antagonistica con l'altro, con il nemico.
Ho conosciuto un altro esempio di tale processo in occasione del servizio civile con i Caschi Bianchi in Cile. A 15 anni dalla fine della dittatura il governo, in questo periodo sotto elezioni, sta ancora affrontando la pesante eredità di Pinochet. Il Cile è stato capace di dare l’impulso ad un processo più o meno completo di riconciliazione: intraprendere questo cammino è costato anni di impegno per questa giovane rinata democrazia ed i risultati, per quanto parziali, cominciano appena a vedersi. Diciassette anni di terrorismo di stato non hanno colpito esclusivamente le vittime politiche, i torturati o i desaparecidos: hanno piegato le loro famiglie, segnato l’esistenza dei loro figli e nipoti, molti dei quali nati in esilio, generando un trauma i cui effetti si allargano, come le onde concentriche di uno stagno bucato dal lancio di una pietra, a tutta la società per molti anni.
Credo quindi sia importante riflettere sull’impatto che un gesto violento, specialmente se perpetrato su larga scala, possa avere nel tempo, condannando intere generazioni alla fatica ed all’incertezza del lavoro di elaborazione di un lutto grave per poter ritornare ad un funzionamento positivo.
Il fenomeno delle violenze sessuali in Burundi segue questo stesso percorso. Frutto del delirio del conflitto interetnico segna oggi la realtà delle relazioni. Non sono allora sufficienti, per quanto necessari, interventi specifici di supporto alle vittime, quanto programmi coerenti nel lungo periodo per introdurre una nuova riflessione verso una sessualità positiva. Il tabù si configura come il blocco di quest’evoluzione poiché nasconde e nega tale dinamica.
Per inquadrare gli interventi sul campo delle singole Ong il lavoro delle grandi agenzie delle Nazioni Unite diviene molto importante. Nella realtà quotidiana tuttavia spesso l’obiettivo si ingarbuglia nel terreno politico e nelle buche della burocrazia. Di fronte a questa maniera tartarughesca di funzionare le Ong faticano a trovare i mezzi offerti loro sulla carta per rendere concreta la dimensione dell’aiuto. In ogni caso facciamo del nostro meglio: l’equipe locale del GVC per il progetto Viol, composta da una psicologa, un’assistente sociale ed un’infermiera passa ogni giorno nei Centri di Salute della provincia per accogliere, ascoltare ed aiutare le vittime di violenze sessuali sul piano medico (test dell’Hiv e terapia antiretrovirale) ed accompagnarle nel caso trovino il coraggio di sporgere denuncia. Questo servizio mobile di consultazione varia il proprio programma giornaliero in base alle condizioni di sicurezza: ogni mattina un logista del GVC si reca alla riunione dell’OCHA (per il coordinamento dell’azione umanitaria) ed in base alle ultimissime notizie si rende disponibile l’accesso ad un sito piuttosto che ad un altro.
Inoltre l’equipe organizza continuamente sessioni di formazione. In Burundi la formazione ha assunto una dinamica controproducente nel lungo periodo: infatti tutti gli organismi internazionali prevedono una piccola quota (per diem) per i partecipanti. In effetti questa somma aiuta a pagarsi il trasporto verso il luogo dove si tiene la formazione, ma per molti rappresenta un imperdibile ingresso per arrotondare i magri stipendi. In questo modo tale incentivo si sostituisce alla motivazione. Io partecipo a queste formazioni come supervisore, ma poi non posso seguirne i contenuti poiché, giustamente, si svolgono in lingua Kirundi. La settimana scorsa in aula sedeva anche un militare: credo dovremmo puntare direttamente sulla loro partecipazione, visto che i dati raccolti sul campo li indicano tra i principali autori di abusi.
giovedì, gennaio 12, 2006
Morto a 18 anni nelle mani della polizia
La notte del 24 settembre a Ferrara un ragazzo di 18 anni, Federico Aldrovandi, muore nelle mani della polizia. Lo lasciano per 5 ore sull’asfalto, nascondendo inizialmente la verità alla madre che lo cerca. La versione degli agenti parla di una chiamata dei residenti, allarmati dal comportamento strano del ragazzo che una volta fermato avrebbe dato in escandescenze. Se sia vero non si sa. La polizia nega la responsabilità della morte sostenendo che si sia ferito da solo e sia deceduto per overdose in seguito all'assunzione di droga. Gli esami tossicologici smontano la favola dell'overdose. I dettagli emersi dai referti medici, non ancora ufficializzati a 4 mesi dall’accaduto, parlano di numerosi segni di percosse su tutto il corpo, una ferita lacero contusa alla testa, le strisce viola delle manette ai polsi e lo scroto schiacciato. La madre racconta di aver riavuto i panni di Federico letteralmente imbevuti di sangue. La notizia rimane insabbiata per mesi. Solo in questi giorni il silenzio viene rotto da un blog della famiglia che chiede si faccia luce sulla vicenda (http://italy.indymedia.org)
il blog della madre
http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/federico_aldrovandi/
il blog della madre
http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/federico_aldrovandi/
Fabrizio Poggi stasera al Joe's!!!!!!!!!!
news da Greenpeace
Cairo, Egitto — Immagina di essere lo Stato francese. Cosa ne faresti di una nave da guerra da 27.000 tonnellate, piena di amianto, PCB, piombo, mercurio e di altre sostanze chimiche pericolose che non vuoi e che nessun altro paese europeo è in grado o ha voglia di smantellare al posto tuo? Potresti spedirla in India per farla smontare a mano dagli operai che ogni giorno rischiano la vita nei cantieri di rottamazione.
per il comunicato completo
http://www.greenpeace.org/italy/news/clemenceau
e per chi ancora non lo sapesse!
Oceano meridionale, International — L'8 gennaio una delle navi di Greenpeace, la Arctic Sunrise, è stata deliberatamente speronata e danneggiata dalla Nisshin Maru, la nave-mattatoio appartenente alla flotta baleniera giapponese. Subito dopo il tamponamento, la Nisshin Maru - lunga più del doppio dell'Arctic e sei volte più pesante - si è allontanata dalla "scena del crimine". L'impatto ha danneggiato la prua della nave, ma per fortuna nessuno dei membri dell'equipaggio – tra i quali un'italiana, Caterina Nitto - è rimasto ferito.
clikka
www.greenpeace.org/italy/news/speronamento-arctic
domenica, gennaio 08, 2006
E' nato Gianluca!!!!!
Firmate subito!!!!
AU 01/06
USA – Clarence Ray Allen
Data di pubblicazione dell'appello: 04.01.2006
Status dell'appello: attivo
Il prossimo 16 gennaio in California, Clarence Ray Allen, conosciuto anche come "Orso che corre", compirà 76 anni. Il giorno dopo, il 17 gennaio, sarà eseguita la sua condanna a morte. Allen ha seri problemi di salute, è diabetico e quasi cieco e può spostarsi solo su una sedia a rotelle. Lo scorso mese di settembre ha avuto un attacco di cuore.
Allen è stato condannato a morte nel 1982, accusato di aver commissionato gli omicidi di Bryon Schletewitz, Josephine Rocha e Douglas White. I tre avevano testimoniato contro di lui in un precedente processo per omicidio, per il quale Allen stava scontando la pena all'ergastolo. Secondo i suoi avvocati Allen, un indiano Choctow, è stato condannato a morte in un processo fortemente dominato dal pregiudizio razziale. Inoltre, alcuni testimoni dell'accusa, coinvolti negli omicidi su commissione, hanno ritrattato in seguito la loro testimonianza. Durante il processo hanno dichiarato il falso perché era stato promesso loro che non sarebbero stati accusati dei tre omicidi.
per saperne di piu e firmare on line
www.amnesty.it/appelli/usa/index.html
Guardate stento a crederci ...ah ah ah
WWW.CENTOMOVIMENTI.COM - 5 GENNAIO 2006
Berlusconi davanti al Giudice: "Sulle pensioni minime ha mentito"
REDAZIONE
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dovrà comparire il prossimo 28 febbraio davanti al Giudice di Pace per rispondere dell'accusa di non avere rispettato il "celebre" contratto "con gli italiani" firmato in diretta televisiva nella primavera del 2001 durante la trasmissione di Rai Uno "Porta a Porta". Il Cavaliere aveva promesso che - in caso di vittoria elettorale - avrebbe aumentato tutte le pensioni minime ad un milione delle vecchie lire. A denunciare il presidente del Consiglio una pensionata di 78 anni che - nonostante la promessa - non ha avuto alcun beneficio nel corso di questi cinque anni di Governo. In aula saranno chiamati a testimoniare il giornalista Bruno Vespa e il ministro del Welfare Roberto Maroni. L'iniziativa della donna è stata subito sposata da Italia dei Valori e Lista consumatori, che domani terranno una conferenza stampa a Roma per spiegare i dettagli della iniziativa legale.
Berlusconi davanti al Giudice: "Sulle pensioni minime ha mentito"
REDAZIONE
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dovrà comparire il prossimo 28 febbraio davanti al Giudice di Pace per rispondere dell'accusa di non avere rispettato il "celebre" contratto "con gli italiani" firmato in diretta televisiva nella primavera del 2001 durante la trasmissione di Rai Uno "Porta a Porta". Il Cavaliere aveva promesso che - in caso di vittoria elettorale - avrebbe aumentato tutte le pensioni minime ad un milione delle vecchie lire. A denunciare il presidente del Consiglio una pensionata di 78 anni che - nonostante la promessa - non ha avuto alcun beneficio nel corso di questi cinque anni di Governo. In aula saranno chiamati a testimoniare il giornalista Bruno Vespa e il ministro del Welfare Roberto Maroni. L'iniziativa della donna è stata subito sposata da Italia dei Valori e Lista consumatori, che domani terranno una conferenza stampa a Roma per spiegare i dettagli della iniziativa legale.
sabato, gennaio 07, 2006
Burundi:Si torna a scuola
16/12 Sono seduto nello stretto banco di legno grezzo di un’aula di scuola elementare. E’ buffo essere qui ad ascoltare la formazione contro la violenza alle donne in lingua Kirundi, che quindi non capisco, vedere la lavagna di legno
verniciato di nero, due foto sgualcite alle pareti, il tetto in lamiera sorretto da pali di legno, anzi meglio dire da alberi tagliati, con corteccia e tutto il resto, salvo le foglie. Guardo fuori pensando ai temi che da piccoli davano a scuola: descrivi ciò che vedi dalla finestra.
Color seno abbaglia
la collina di terra nuda.
Il verde intorno
rigoglioso di temporale
si insinua nella valle
come tra gambe di donna.
Mi accordo subito che in realtà il paesaggio segato dalla grata della finestra è un quadro immobile, mentre sono i miei pensieri a muoversi ingarbugliati. La finestra qui è un buco nel muro. Invece il nostro concetto di finestra ha più a che vedere con il vetro, come una lente attraverso la quale vedere l’esterno, con le gocce di
pioggia che esplodono picchiettando. Nel caldo tropicale l’esterno non ha limite. Fuori e dentro si confondono e si intersecano facendo l’amore sulla linea della porta che non c’è, o sul parapetto della finestra senza bisogno di vetro.
Nel cortile i bambini che giocano con una palla di stracci o rincorrendo un cerchio di ferro con un bastone e rumore d’affettatrice, si fermano a guardarmi come l’evento della giornata. Se fossi una modella svedese e mi trovassi nuda a passeggiare nel cortile del campo di addestramento dei marines, forse darei meno
nell’occhio. Vorrei conoscere la loro lingua e poter dire: “Ciao, sono un extraterrestre. Vengo in pace. Amahoro!”.
Cezza L'accalappiaBusker
Effettivamente la pausa era un potroppo lunga...niente concerti per piu di dieci giorni???!!!!!!?? ma siamo pazzi?! quindi il buon Cezza camminando per le strade di Salsomaggiore chi ti va a trovare...un bravissimo eccezionale busker che stasera suonerà al caldo del Joe's!!!!!! Naturalmente si comincia alle 22.30 e buon divertimento...
cos'è un busker?...spero che la maggior parte di voi lo sappia se no ecco un esempio
annnn....se non lo sapete...se suonate ....se non suonate...non perdetevi il Ferrara Busker Festival
http://www.ferrarabuskers.com
cos'è un busker?...spero che la maggior parte di voi lo sappia se no ecco un esempio
annnn....se non lo sapete...se suonate ....se non suonate...non perdetevi il Ferrara Busker Festival
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venerdì, gennaio 06, 2006
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