1/12 Non conosco l’Africa, non ne sono mai stato particolarmente innamorato e vi sono finito in mezzo. Come un tamponamento, mi sono trovato catapultato quaggiù. Cosi, con cuore sincero, senza sentimentalismi o pregiudizi, mi ritrovo a scoprire questo continente, cominciando da un suo ventricolo, il Burundi, a destra del cuore congolese di foreste e diamanti. Un viaggio statico, in cui io sono il mio punto fermo e il mondo d’Africa mi si proietta intorno e dentro, con effetti tridimensionali d’odori e profumi e strette di mano e sguardi. L’Africa mi scorre addosso ed io ne assorbo più di quanto possa accorgermene e forse più di quanta ne possa sopportare con i miei limiti europei. Ecco quindi che, senza diritto, oso condividere queste imprecise impressioni, fotogrammi sfocati, sorsi d’Africa.
2/12: Le gocce di sudore mi ricoprono il collo in una morsa soffocante. Il sole equatoriale non solleva in fondo più umidità di quella a cui siamo abituati in pianura padana; ad esaurire le mie riserve di liquidi ci pensa la temperatura del laptop a cui però non posso rinunciare per quella biblioteca di canzoni che mi ristora come il fresco profumo delle pagine di antichi manoscritti farebbe ad un monaco erudito che vagasse tra gli scaffali di un monastero. Quelle note sono il mio rifugio nella solitudine di questa scelta che in meno di 24 ore mi ha messo a testa in giù in questa parte di mondo sconosciuto. Spero sia di buon auspicio essermi messo in viaggio nella giornata mondiale di lotta all’Aids, considerando che di questo mi dovrò occupare. Del resto mi rallegro di sistemare le tracce della mia esistenza in questo altrove per rendere la stanza un pò più casa. Inoltre sono contento di essere riuscito a portare a termine quasi tutte le richieste di chi chiedeva un piccolo favore da postino internazionale: qualche rinuncia e alcuni stratagemmi mi hanno permesso di dribblare il chek-in. Cosi ho consegnato un elegante vestito italiano ad un amico che, a mia insaputa, dopo due giorni si sarebbe sposato; ho poi contrabbandato semi di fantasia, ben nascosti dentro contenitori di favole chiamati libri per bambini, ed alcune altre mezze dozzine di cose. Già mi sto concedendo alcuni dei lussi che mi sono preparato, consumando brandelli della mia vita stipata in valigia, ricordi gastronomici e rare riviste in italiano. D’altronde i primi giorni sono i più difficili ed è giusto concedersi qualche cura in più. Ho paura che il sogno di lei mi ossessioni, ma forse è colpa delle sue carezze non ancora lavate dalla mia pelle che ricorda i suoi baci con troppo realismo alimentando un fastidioso dubbio: cosa ci faccio qui?
2 commenti:
wowwwwwwwwwwww
che bel diarioooooooooooo...
non vedo l'ora di vedere come continua
Stupendo!!! Si presenta subito come un diario di grandissimo interesse e scritto con passione ... e con non meno scorrevolezza!
Però mi piacerebbe almeno sapere il nome di questo grande amico del Joe's che non vedo l'ora di rileggere.
Ciao
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