3/12: mi immergo subito nella concitata ed indecifrabile vita di una domenica in centro. Qualcuno infila rapido una mano in tasca ad un bianco distratto per rubargli pochi spiccioli, invece rimedia due sonori scapaccioni. Mi chiedo se questa reazione sia da considerarsi eccessiva e se genererà solo risentimento e altra violenza, dal momento che essere bianchi equivale a “ricchi e colonizzatori” e quindi autorizza ed invita ad essere derubati, o se invece si possa comprendere quest’autodifesa, frutto della frustrazione, del senso di costante pericolo, del mancato riconoscimento che i bianchi, qui oggetto di razzismo, vivono nonostante molti buoni ideali di cui sono o si credono portatori.Al mercato mille venditori si avvicinano all’auto; insieme a loro una persona a cui, probabilmente a causa di una mina, è stato rubato l’aspetto: un viso deforme, senza l’osso della mandibola, con le gengive protese oltre la bocca, la lingua paralizzata e la pelle tumefatta. Ovviamente metti subito la mano a portafoglio, ma forse è solo la voglia di non vedere più quel volto sofferente a farti pagare per un’impossibile tranquillità , mentre quel ricordo ti resterà dentro. Ecco un Cristo africano: niente gloria, solo ribrezzo ed impotenza alla sua vista. Ed ecco allora il nostro peccato: sappiamo solo fuggire. Stasera mi rifugio nella tecnologia. La linea telefonica, come una locomotiva di gucciniana memoria, ha deciso di correre sino a 46 kbps e cosi ho creduto che Skype funzionasse. Anzi mi sono spinto oltre: ho ascoltato il programma delle richieste in diretta online da Krock. Ho pure fatto una richiesta, però questa si è persa nella rete. O forse il Dj non ha creduto che qualcuno lo stesse ascoltando da quaggiù. Finalmente un lato comodo dell’informatica! A proposito: un giorno di qualche settimana fa qualcuno ha rubato in una casa di alcuni amici: dopo pochi giorni è stato possibile ricomprare il portatile al mercato nero. Allora non si tratta di furto, ma di sequestro! Per questo cerco sempre di fare un backup dei file: rubatemi tutto, ma non il mio hard-disk!
4/12 E’ vero che l’Africa è un posto di avventure: oggi credevo, nella mia testa, di viverne una tutta cittadina. Ho deciso infatti che sarei andato a messa nel quartiere Nord. Ero solo sul fuoristrada più scassato che si possa immaginare, con guida a destra, contromano rispetto al codice stradale burundese identico al nostro. Nessuno per fortuna si è buttato sotto ed io ero veramente contento di provare a me stesso un pò di coerenza. Tuttavia il gioco non valeva la candela: la predica era una palla astrale e il buon Claudio, missionario saveriano da anni in Burundi, è cosi introverso (o sgruso come diciamo a Parma) da non scambiare nemmeno due parole, non dico gia invitarmi a pranzo come speravo. Capisco che possa essere stufo di noi cooperanti fighetti con il nostro turismo umanitario, ma non è facile conoscere e lasciarsi coinvolgere nella vita locale burundese se anche queste porte sono mezze chiuse.
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1 commento:
Vai Davide!!! Vivi la tua esperienza africana ... ma cerca anche di continuare a raccontarcela.
Sei Grande!!
Ciao
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