giovedì, gennaio 31, 2008

arci Joe's si illumina di meno!

cosa vuol dire?!! abbiamo aderito alla giornata internazionale del risparmio energetico e ci degusteremo birre artigianali a lume di candela e...aspettatevi altre sorprese ...a basso consumo!

Tutto questo il 15 Febbraio...vi aspettiamo!!!!!

per saperne di più clikka

mercoledì, gennaio 30, 2008

Il caso di Michele Fabiani

La notizia dell'arresto
http://news.centrodiascolto.it/nome/FABIANI%20MICHELE

A chi è utile l'inchiesta Brushwood?
Enzo Mangini
[28 Gennaio 2008]
Nella notte tra sabato e domenica scorsi, Michele Fabiani è stato trasferito dal carcere di Capanne [Perugia] a quello di Sulmona, tristemente noto per avere il record di suicidi tra le carceri italiane. Michele è stato arrestato lo scorso 23 ottobre a Spoleto, assieme ad altre quattro persone [Andrea Di Nucci, Fabrizio Reali Roscioni, Dario Polinomi e Damiano Corrias], con l’accusa di «associazione sovversiva». Dei cinque, tutti ventenni tranne uno, tre sono stati scarcerati. In carcere rimangono solo Michele e Andrea Di Nucci. Andrea è ancora in isolamento e le ripetute istanze di scarcerazione presentate dalla difesa sono state respinte. L’accusa si regge su un fascicolo di indagine dei Ros, secondo i quali i «cinque di Spoleto» sarebbero una cellula anarcoinsurrezionalista e sarebbero i mittenti di una busta con due proiettili diretta alla governatrice dell’Umbria, Rita Lorenzetti. Per loro, si sono mobilitati tanto il consiglio comunale di Spoleto, che ha approvato nelle settimane scorse una mozione di solidarietà, quanto le organizzazioni sociali e i movimenti umrbi, che a novembre hanno manifestato a Perugia per chiedere la scarcerazione di Andrea e Michele, così come la verità sulla morte di Aldo Bianzino, ucciso nel carcere di Capanne a metà ottobre. Il 31 gennaio saranno 100 di prigione, per Michele e Andrea, e per questo i movimenti umbri hanno convocato una settimana di presidio davanti al palazzo di «giustizia» di Perugia e davanti alla sede della Regione, in piazza Italia. Intanto, però, il caso giudiziario sta crescendo, nonostante l’omertà della stampa locale e la complicità delle istituzioni regionali. Il 15 gennaio la deputata Katia Bellillo, dei Comunisti italiani, aveva presentato un’iterrogazione parlamentare urgente all’allora ministro della «giustizia» Clemente Mastella. Nel testo, Bellillo rilevava le contraddizioni tra le indagini del Ros e la sentenza del Tribunale del riesame, che aveva disposto la scarcerazione di Corrias, Polinori e Reali Roscioni: «Il Tribunale del riesame ha riconosciuto il presunto ‘carattere rudimentale’ di tale cellula, che come tutti i gruppi anarchici sarebbe priva di leader, mentre, in evidente contraddizione, si attribuisce tale ruolo proprio a Fabiani». Michele, l’unico dei cinque a dichiararsi anarchico e l’unico impegnato assieme ai comitati ambientalisti spoletini che da mesi lottano contro la speculazione edilizia in città, sarebbe il solo legame tra i cinque indagati, perché – raccontano i familiari – alcuni di loro si sono conosciuti solo il giorno dell’arresto. Ci sono molte cose che non tornano nell’inchiesta, a partire dal nome. L’operazione dei Ros [108 uomini e un paio di elicotteri, per un totale di 64 mila euro «investiti» per arrestare i cinque di Spoleto] si chiama «Brushwood», boscaglia, perché i cinque, secondo i carabinieri, si incontravano in una zona alberata vicino Spoleto, che in realtà è un parco cittadino, un polmone verde dove gli abitanti della città umbra vanno a passeggiare. Il secondo punto che non torna è quello politico. Già poche ore dopo l’arresto, Rita Lorenzetti aveva espresso i suoi complimenti ai carabinieri e alla magistratura per la «brillante operazione», scattata con il rischio che la presunta «cellula» stesse preparando un «pericoloso attentato». Di questo attentato, che avrebbe giustificato la carcerazione preventiva, non è mai stata fornita alcuna prova. Deboli sono anche le «prove» raccolte dal Ros con le intercettazioni ambientali. Secondo i familiari degli imputati, ci sono molte contraddizioni tra il testo delle intercettazioni che, stranamente, è arrivato alla stampa locale e l’effettivo contenuto dei nastri, ascoltato dagli avvocati difensori. In uno dei passaggi «incriminati», per esempio, Michele parla con Andrea di 4 mila euro, che nel testo «filtrato» diventano quattro proiettili. Le incongruenze non si fermano qui. Gli avvocati e i familiari rilevano infatti che la motivazione della sentenza di scarcerazione del tribunale del riesame imporrebbe, dal punto di vista logico – quantomeno – che decadesse l’accusa di associazione sovversiva o almeno quei presupposti di «pericolo di fuga, reiterazione del reato o inquinamento delle prove» che di solito giustificano la carcerazione preventiva. Invece, Andrea e Michele rimangono in carcere. Il tassello principale dell’accusa è la lettera con i proiettili. Tuttavia, la perizia dei Ros e quella della Digos non concordano sulla data di spedizione, che non si riesce a leggere con chiarezza: i primi dicono che la lettera sarebbe stata spedita il 17 agosto; la Digos invece legge sul timbro 8 agosto. Non è un dettaglio secondario, perché l’8 agosto Michele Fabiani non era nemmeno in Italia. La lettera ha un mittente, che riporta all’edificio dove c’è la sede del Wwf di Spoleto, che viene «prestata» ai comitati ambientalisti per le riunioni cittadine. Un’indicazione decisamente insolita per una lettera di questo tipo, considerando che Michele è noto a Spoleto per la sua attività con i comitati ambientalisti. Ma forse potrebbe essere proprio questa la chiave per capire il senso di un’inchiesta quantomeno maldestra, se non apertamente deviata. Nota Katia Bellillo nella sua interrogazione che nell’ordinanza di arresto, «non solo sono spesso attaccati e censurati il pensiero, la filosofia e l’ideologia anarchica, ma anche quelli delle varie associazioni ambientaliste che si battono per la salvaguardia e la difesa dell’ambiente». E’ questo l’ambiente dove Michele Fabiani ha scelto di fare la sua attività, che intreccia i temi dell’ambientalismo con quelli dell’inchiesta indipendente sulla sorveglianza elettronica. E’ questo, però, anche il terreno più scivoloso per i «poteri forti» dell’Umbria, che negli ultimi dieci anni, soprattutto in provincia di Perugia oltre che nel capoluogo di regione, hanno scelto il cemento come asse per lo «sviluppo». I comitati spoletini, per esempio, a giugno scorso, avevano promosso una manifestazione con oltre 600 persone ed erano riusciti a raccogliere più di 6 mila firme contro la costruzione di due palazzi [con relativi grandi parcheggi] nel centro storico della cittadina. In altre zone dell’Umbria negli ultimi due anni sono nati molti comitati di cittadini che si oppongono ai progetti di speculazione o di svendita del territorio: dal Comitato di tutela del Rio Fergia, che si oppone alla Rocchetta-Nestlé, fino a quelli che hanno iniziato a contestare le scelte urbanistiche della giunta comunale di Perugia o il raddoppio del «biodigeritore» di Bettona. L’elenco potrebbe continuare. Tanto la questione del Rio Fergia [tra Nocera umbra e Gualdo Tadino, da dove la Rocchetta dovrebbe attingere la sua «acqua della salute»] quanto l’ecomostro di Spoleto erano esplicitamente richiamati nel volantino che accompagnava i due proiettili spediti a Rita Lorenzetti. Una specie di firma, insomma, o meglio, per gli inquirenti, un’indicazione dell’«area» politica di provenienza dei misteriosi mittenti. Secondo i familiari degli indagati, invece, è un modo per criminalizzare la protesta dei comitati che stanno per raggiungere quella «massa critica» di consenso e di consistenza capace di mettere in discussione la cappa di connivenze e clientele che regge l’Umbria. A sostegno di questa interpretazione della «strategia» degli inquirenti, ci sono la sequenza di inchieste che negli ultimi mesi hanno sfiorato o colpito direttamente i vertici della regione e che hanno a che fare con gli appalti per la costruzione di alcuni centri commerciali in regione, ma anche con la più recente opera pubblica perugina, il Minimetrò, appena inaugurato. Tra inchieste clamorose e silenzi altrettanto clamorosi, l’Umbria e in particolare Perugia hanno offerto molto alle cronache nazionali: prima l’arresto dell’imam di Ponte Felcino, che sembrava avesse in casa un arsenale chimico degno di Saddam Hussein, e poi sembra svanito nella macchina della «giustizia»; poi la morte di Aldo Bianzino, evidentemente così scomoda da dover essere insabbiata al più presto; poi Meredith Kercher, un caso da manuale – se fosse stato trattato come si deve – per capire cosa non va nel tessuto sociale perugino. In mezzo, tra Aldo [14 ottobre] e Meredith [1 novembre] scoppia il caso dei «cinque di Spoleto». Gli anarchici di turno, per far dimenticare una morte molto sospetta in carcere e per ricompattare l’opinione pubblica regionale attorno alle istituzioni «legittime». Il trasferimento nel carcere di Sulmona, lontano dai contatti con i familiari e dalla rete di solidarietà che si è stesa attorno agli imputati, sembra confermare la fragilità dell’impianto accusatorio e suona come una misura vessatoria, forse per spingere gli imputati ad ammettere la propria responsabilità, che finora gli inquirenti non sono stati in grado di provare. L’unica cosa che hanno ottenuto, con cento giorni di carcere, è stato che Michele ha ammesso di aver fatto qualche scritta sui muri di Spoleto, con lo spray. Tutto qui. Il caso dei «cinque di Spoleto», però, si sta trasformando in un boomerang, sia per il Ros che per la governatrice dell’Umbria, Rita Lorenzetti. L’avvocato che difende Michele Fabiani, Vittorio Trupiano, ha annunciato un ricorso urgente alla Corte europea dei diritti dell’uomo, con sede a Strasburgo, perché l’interpretazione delle esigenze di custodia cautelare appare assolutamente sproporzionata, sia rispetto ai fatti contestati, sia rispetto a quello che avviene con altri imputati. Trupiani ipotizza anche che il trasferimento sia stato deciso proprio in coincidenza con la crisi del governo Prodi. Per evitare che attorno al caso di Michele Fabiani si ripetesse anche quel poco di solidarietà e di attenzione che alcuni partiti della maggioranza avevano manifestato, così come per essere certi che nessun giornale, e meno che mai i «grandi» si sarebbe occupato della strana storia di un ventenne che da cento giorni aspetta, in carcere, di poter provare la sua innocenza.

da http://www.carta.org/campagne/diritti+civili/12589

martedì, gennaio 29, 2008

lunedì, gennaio 28, 2008

sabato, gennaio 26, 2008

Tornano gli Edwood stasera al Joe's!!!!

A due anni dalla loro ultima apparizione nella stanzetta del Joe's tornano a trovarci per provare l'emozione del nuovo palco e per presentarci la loro ultima (quotatissima) fatica!

EDWOOD
Punk Music During The Sleep
(Ghost/ Midfinger/ Audioglobe) 2007alt-pop
di Roberto Mandolini

Indie-pop in Italia. Gli Edwood da Brescia confermano l'ottimo stato di salute della "scena" con un secondo disco pieno di melodie zuccherose. Più Notwist che Smiths nella loro musica: a dimostrazione di come questo indie-pop sia aggiornato alle mode correnti (vedi le ultime prove chitarristiche in casa Morr Music). E poi i riferimenti ai Mogwai: non solo nel bel titolo dell'album, ma anche nella canzone che lo apre, “Tender”, che suona un po' come una “Hunted By A Freak” a cui siano state tolte le chitarre.

Le canzoni degli Edwood parlano di amori perduti e vite sospese. Di persone che se ne stanno “gazing at the door”. Con la classica voce che si ferma in gola per raccontare storie che sanno di malinconia e di amori che ancora una volta dividono. Anche le melodie più gioiose, come quella che anima la briosa “Riot Afternoon”, nascondono un velo di disillusione, che emerge da ogni singolo suono. Non c'è verso di far risplendere un amore che “seems so far away, so far away”, come recita il finale di “Bright”.

Le chitarre elettriche degli Edwood sembrano seconde voci che sottolineano con la loro enfasi il romanticismo delle parole. L'elettronica è sempre discreta: un tappeto sotto la sezione ritmica che emerge raramente acompagnando la melodia. Il canovaccio si ripete inalterato in tutte le canzoni e la formula alla fine mette in evidenza quei particolari che risaltano subito all'orecchio, come il fraseggio di una tromba (“Summer Climax”) o il suono di un carillon (“Spiderland”).Nulla è fuori posto nelle canzoni degli Edwood che alla prova del secondo disco di dimostrano tra i più credibili gruppi dream-pop in Italia.(14/11/2007)

voto 7/10

preso da http://www.ondarock.it/recensioni/2007_edwood.htm


Il dente & band sul set NONSTUDIO del Joe's!











Forse non tutti sanno che...

Il 90% delle uova in Italia è ottenuto da galline imprigionate a"VITA"
Quali sostanze nutrizionali potranno mai fornire delle uova prodotte all’interno di veri e propri lager per animali? Per la salute e il rispetto del mondo animale, fai molta attenzione al codice riportato!

Oggi il 90% delle uova in Italia è ottenuto da galline IMPRIGIONATE A "VITA" negli allevamenti in batteria, in gabbie di metallo, così PICCOLE DA NON RIUSCIRE NEANCHE A MUOVERE LE ALI, che dovrebbero essere eliminate o notevolmente ampliate e modificate a partire dal 2012, secondo quanto stabilito da una normativa dell’Unione Europea.


Un codice alfa numerico identifica ogni uovo: il primo numero Indica la tipologia di allevamento

0 = biologico (1 gallina per 10 metri quadrati su terreno all’aperto, con vegetazione)

1 = all’aperto (1 gallina per 2,5 metri quadrati su terreno all’aperto, con vegetazione)

2 = a terra (7 galline per 1 metro quadrato su terreno COPERTO di PAGLIA 0 SABBIA) - CAPANNONI PRIVI DI FINESTRE e luce sempre accesa!

3 = IN GABBIA (25 GALLINE PER METRO QUADRATO IN POSATOI CHE OFFRONO 15 CM . PER GALLINA) - UNA SCATOLA Di SCARPE PER TUTTA LA LORO VITA

Le seconde due lettere indicano il paese di provenienza o codice dello stato (1T" Italia). Le tre cifre successive indicano il codice ISTAT dei comune dove è ubicato l’allevamento e le due lettere vicine la provincia di produzione. Un numero progressivo di tre cifre consente di identificare in modo univoco l’allevamento di provenienza in cui la gallina ha deposto l’uovo. Può essere, inoltre, aggiunta una lettera (A..2) in coda al numero distintivo per l’identificazione dei singoli branchi di galline ovaiole o dei diversi locali dell’allevamento nei quali esse "soggiornano". Numerose ricerche hanno evidenziato un maggiore contenuto di acido folico e di vitamina B2 nelle uova provenienti da galline allevate all’aperto, rispetto a quelle ottenute in allevamenti intensivi.
NON ACQUISTATE UOVA CODICE 2 E 3

Vi ricordate i solo in casa?!Ecco le foto!










Coppa d'Africa in Cantoniera a Parma partecipate!!!!


mercoledì, gennaio 16, 2008

UZBEKISTAN. ENTRA IN VIGORE ABOLIZIONE PENA DI MORTE

11 gennaio 2008: è entrata in vigore, dal 1 gennaio, l’abolizione della pena di morte in Uzbekistan.

L’entrata in vigore, prevista dal decreto presidenziale del 1° agosto 2005, è stata confermata dalla Corte Suprema.
L’Uzbekistan ha deciso di sostituire la pena di morte con l’ergastolo, che si applicherà solo per terrorismo e omicidio premeditato con aggravanti, in base all’agenzia di stampa ufficiale uzbeka UzA.
L’Unione Europea ha elogiato l’Uzbekistan per l’abolizione, con l’auspicio che la decisione possa spingere altri paesi della regione a fare lo stesso, si legge nel comunicato diffuso dalla presidenza slovena dell’Ue.
Per saperne di piu' :
http://www.iht.com/articles/ap/2008/01/04/europe/EU-GEN-EU-Uzbekistan-Death-Penalty.php

OHIO (USA). CONDANNA A MORTE COMMUTATA IN ERGASTOLO
9 gennaio 2008: il governatore dell’Ohio Ted Strickland ha commutato in ergastolo senza condizionale la condanna a morte di John Spirko, 61 anni, riconosciuto colpevole di un omicidio avvenuto 26 anni fa.
La decisione del Governatore giunge una settimana dopo che la procura dello stato ha dichiarato di non possedere alcun campione di Dna che leghi il prigioniero all’omicidio di Betty Jane Mottinger, avvenuto nel nord-ovest dell’Ohio nel 1982.
Strickland ha chiarito di non essere convinto dell’innocenza di Spirko, ma di non poter ignorare la mancanza di prove materiali che leghino l’uomo all’omicidio.
Questi elementi rendono “l’imposizione della pena di morte inappropriata in questo caso”, ha detto il Governatore, noto sostenitore della pena capitale.
Gli avvocati di Spirko avevano chiesto la grazia, la grazia condizionata o la commutazione ad una pena equivalente agli anni già trascorsi in carcere, tutte misure che avrebbero portato alla liberazione.
“Spirko non ha negato con chiarezza di aver commesso l’omicidio. Questo può apparire un’ammissione di colpevolezza”, ha detto Strickland, aggiungendo che “le affermazioni di Spirko secondo cui le sue stesse bugie lo hanno fatto condannare per un crimine che non ha commesso, non sono state convincenti, considerata l’attenzione con cui è stato trattato il suo caso”.
“La buona notizia – hanno detto gli avvocati difensori – è che ora lo stato non metterà a morte un innocente. Noi continueremo a batterci affinché Spirko venga esonerato e liberato”.
Per saperne di piu' :
http://www.cnn.com/2008/CRIME/01/07/sctous.injection/

NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH http://www.nessunotocchicaino.it