giovedì, ottobre 20, 2005

LETTERA DA BAGHDAD


siccome è una cosa che ci è arrivata da poco ma è troppo importante ve la pubblico così com'è (ma appena avremo tempo correggeremo tutti gli errori di testo)
è un articolo in esclusiva da un amico del joe's...ci ha mandato una lettera che diceva "salutoni da Baghdad...è Alberto Negri corrispondente in Iraq per il Sole Ventiquattrore

gli abbiamo chiesto qualcosa da pubblicare sul blog come esempio di libera informazione...lui ci ha regalato questa testimonianza diretta...

LEGGETELA


LA MANHATTAN DEGLI SCIITI
BAGHDAD _ Il giorno del referendum sulla costituzione a Sadr City nonhanno aspettato neppure che chiudessero le urne: mentre i sunniti già protestavano per i brogli, veri o presunti, di Mosul qui marciavano incorteo vittoriosi innalzando i ritratti del Grande Ayatollah Alà Sistani, la guida spirituale di 15 milioni di sciiti. Città-quartiere degradata,roccaforte l'anno scorso della guerriglia di Mukata Sadr e anche della criminalità , Sadr City ha una cattiva fama ma oggi, sorprendentemente, è forse l'area più tranquilla della capitale.
"Qui siamo tutti sciiti e ogni cittadino è responsabile della sicurezza.E soprattutto c'è un accordo sottobanco tra Muktada Sadr e il GovernoJaafari per non creare problemi", dice l'ufficiale di polizia Al Fuad. "Guarda quegli americani sul thank: sono rilassati, si leggono una rivista,perchè sanno che la situazione è sotto controllo: i marines si sentono comea casa".
Fuad esagera un po' ma proprio dove partì la rivolta dei sadristi, che poiche si allargò a Najaf , Nassirya e a tutto il Sud, l'atmosfera, un tempoincandescente, è cambiata, anche se Sadr City con le sue luttuose bandierenere che sventolano ovunque, in ricordo del martirio nel 7° secolo dell'ImamHussein a Kerbala, è rimasta il simbolo dello sciismo militante.
"Una quota significativa di ex miliziani dell'Esercito del Madhi diMuktada -spiega Al Fuad -è stata arruolata nell'esercito mentre lapolizia e il ministero degli Interni sono in mano alle brigate Al Badr di AlHakimâ". Nel campo sciita c'è stata una sorta di spartizione degli incarichi di sicurezza che ha fatto rientrare la rivolta dei sadristi. In un anno ipartiti sciiti filo-iraniani -lo Sciri e il Dawa - si sono impadroniti delGoverno e degli apparati di sicurezza: una sorta di paradosso per gliamericani che non volevano accettare a Baghdad una leadership che dal premier, Ibrahim Jaafari, fino all'ultimo dei ministri era stata per anni inesilio in Iran, un dei regimi più ostili a Washington.
Sadr City sta vivendo una nuova stagione della sua storia, iniziata 45 anni fa quando venne fondata dal generale Abdul Karim Kassem, il liquidato re nel '58 della monarchia. In primo luogo qui c'è stata, in poco più di dueanni, un'esplosione demografica che forse ha pochi eguali al mondo: allavigilia della caduta del regime Sadr City, che allora ovviamente si chiamavaSaddam City, contava poco più di un milione di abitanti, adesso sono oltre 3 milioni. Questo significa che nel quartiere è concentrata la metà dei seimilioni di abitanti della capitale.
Da dove viene l'ondata di immigrati? "Tutti dalle provincie meridionali - di Fuad che qui è nato - in particolare dalle città più povere comeNassirya, Amerya, Misan, Kut, Wasad. Vengono a Sadr City per cercare lavoro,perchè, nonostante i grandi problemi di quest'area sovraffollata, le scuole e i servizi sanitari sono certamente migliori. E poi qui gli immigrati trovano immediatamente una sistemazione da parenti e amici appartenenti allaprincipali tribù del Sud".
Le tribù sono il vero collante di una società permeata comunque di culturabeduina: il regime di Saddam, nonostante l'ideologia del partito Baath fossecontraria, puntava sulle quelle sunnite come i Juburi o i Dulaimi che alungo furono associate al potere, il Governo a maggioranza sciita usa i clandel Sud per tentare di assicurarsi il controllo di almeno una parte delPaese. Gli immigrati arrivano per cerare un posto nell'edilizia. E sono icapi delle tribù ad aprire le porte dell'arruolamento per gli sciiti. Un sistema non molto diverso da quello che avveniva ai tempi di Saddam quandonella Guardia Repubblicana si entrava soltanto se sunniti e appartenenti acerti clan potenti come quello dei Dulaimi.
Sadr City rappresenta la rottura ma anche la continuità con il passato. Inrealtà all'origine si chiamava Medinat al Tawra, la città della rivoluzione,ed era sorta come un quartiere modello: quando lo aveva concepito ilgenerale Kassem si era ispirato Mahattan. Le strade sono larghi boulevard,una griglia simmetrica di viali orizzontali e verticali coma a New York: alTawra doveva rappresentare la modernità occidentale trasferita a Baghdad persoddisfare la fame di case di migliaia di senzatetto che vivevano nei tuguri di fango della periferia. Caduto Kassem, silurato egiustiziato dal generale Aref, al Tawra cambiò ancora nome e diventò Madinat al Rafidain, la città dei due fiumi. Poi arrivò il rais e si chiamò Saddam City. Ma intanto questo quartiere, in origine di 20 chilometriquadrati e 100mila abitanti, si è trasformata in una metropoli, unaperiferia moderna che si è divorata il resto di Baghdad.
Sadr City, chiamata così in onore del padre di Muktada ucciso dal regime,con le sue fogne a cielo aperto, con i suoi diseredati, ancora miserabile emarginale, non è certo la cittè della rivoluzione ma il simbolo di tanterivoluzioni perdute in questo Paese, da quelle della modernità al dopoSaddam

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Joe's mi sorprendi sempre!!
Molto interessante questa lettera sulla realtà iraqena.
In attesa dei prossimi interessanti incontri che organizzerete, spero di leggere gli interventi di altri illusti amici su questo blog.

Ciao Marco