martedì, gennaio 23, 2007

A Gerusalemme con Davide


Prima settimana a Gerusalemme. E tanta voglia diraccontare ciò che abbiamo sempre saputo senza capirecosa significasse. E nemmeno da qui si coglie il sensodi questa schizofrenia sociale, di questa violenzarazionale, ma senza ragione. Non si comprende, ma sivede. Si vede la fila ai checkpoint che separanovillaggi o quartieri vicini. Si vede un muro dicemento che taglia in due la città. Si vede ladifferenza tra le colonie israeliane in Cisgiordania(o West Bank) e i villaggi palestinesi a pochi metridi distanza. Si vede, tra gli olivi, un fiumiciattolodi acqua sporca che le colonie sopra la collina, senzasistema fognario, gettano direttamente nei campipalestinesi. Si vede un giovanissimo soldatoisraeliano che insegue un suo coetaneo palestinese cheha passato a piedi il controllo senza fermarsi. Siascolta. Si ascolta mentre toglie la sicura al mitra.Si ascoltano le testimonianze delle famiglie che unanotte qualsiasi si sono ritrovate in casa agentisegreti israeliani che si sono insediati lì alcunigiorni per spiare i vicini vietando ai padroni di casadi uscire o comunicare con l’esterno. Si ascoltano lelamentele di chi, come insegnante o infermiere, nonviene pagato da sei mesi, mentre la comunità internazionale, che prima ha promosso elezioni democratiche, non accetta i risultati delle stesse etaglia i fondi di cui il paese vive. Si ascoltano gliinsulti (e le pietre che picchiano contro ilparabrezza) dei bambini palestinesi che credono cheogni straniero sia un israeliano, ciechi ad ogni ragione, ciechi ad ogni speranza. Si ascoltano lebombe sonore che di punto in bianco scoppiano assordanti sopra la città tranquilla. Si ascoltano lenotizie di una bambina di dieci anni a cui alcunisoldati israeliani hanno sparato alla testa all’uscitada scuola, figlia di un pacifista palestinese chelavora in un’associazione mista israelo-palestinese.Si ascoltano le testimonianze di alcuni colleghi diassociazioni internazionali che hanno visto bambiniarrestati e sottoposti ad interrogatorio dai militari israeliani. In una settimana si vedono e si sentonoqueste assurdità, sintomo di ignoranza che scoppia inviolenza. Violenza che trova ragione solo in sestessa, negli apparati che la mantengono e nei paesiche la sostengono o perlomeno non la impediscono.Nulla che affondi nel cosiddetto “scontro di civiltà”o in motivi storico-religiosi, a cui non oso far riferimento. Rileggendo questa mail mi accorgo delleripetizioni che indicano le appartenenze, israeliano opalestinese; ciò è dovuto al fatto che, sebbene la situazione sia complessa, non è possibile nascondersi dietro l’idea che le responsabilità siano equamentecondivise, occorre invece fare lo sforzo di discriminare cosa accade da ciascuna delle due parti(che in realtà sono a loro volta fragmentate in moltealtre), nessuna delle due esente da violenze ingiustificabili, ma non per questo incomprensibili o equiparabili.
Un abbraccio a todos da Gerusalemme Davide

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie di questa bella e forte testimonianza!!

Anonimo ha detto...

Caro Davide,
ho letto con passione la tua mail. Mi ha fatto rivivere l'angosciante emozione che provai lo scorso anno quando oltrepassai quella muraglia di cemento che circonda Betlemme inclusi gli stretti controlli all'entrata fatti da soldati con mitra in mano. Quanti perchè...e la tua testimonianza aiuta a tenerci svegli e attivi su fatti che non possono lasciare nell'indifferenza!!!